Il respiro europeo della xilografia ne «L’Eroica»

Il respiro europeo della xilografia ne «L’Eroica»

Premessa

È ormai noto come sulle pagine de «L’Eroica» abbiano trovato posto alcuni tra i più significativi esponenti della xilografia italiana del XX secolo. Basti pensare, in primis, ad Adolfo De Carolis e al ruolo che ebbe in qualità di collettore di talentuosi artisti attorno alla rivista, tra i quali si possono ricordare i suoi allievi più diretti: Gino Barbieri, Antonio Moroni ed Ettore di Giorgio, in aggiunta a una nutrita schiera di giovani, più autonomi rispetto ai dettami imposti dal maestro. La presenza di De Carolis, oltre a tenere in vita quel gusto tardo Liberty, dal retaggio ancora simbolista, che stava ormai scomparendo, già prima della Grande Guerra, rappresentava una sorta di legittimazione della xilografia, assunta da «L’Eroica», almeno nella sua prima fase spezzina, come unica arte atta a illustrarla[1]. L’artista marchigiano che, non molti anni prima della nascita de «L’Eroica», aveva lavorato all’apparato iconografico delle dannunziane Francesca da Rimini (1902) e La figlia di Iorio (1904), di fatto, fu, più di ogni altro, l’artefice della rinascita della xilografia in Italia. Ciononostante, accanto alla citata scuola, un consistente gruppo di giovani tendenti alla sintesi e a un linguaggio duro, secco, fieramente popolare, quanto più lontano si possa immaginare dagli elaborati svolazzi e magniloquenti figure decarolisiane, si fece largo immediatamente, sin dai primissimi numeri. Tuttavia, solo a partire dalla cosiddetta secessione degli artisti, annunciata con «tristezza serena»[2] dal direttore della rivista Ettore Cozzani, essi ebbero maggiore libertà di manovra, al punto da conferire alla stessa un aspetto più aggiornato su quell’espressionismo dal tratto ostinatamente sintetico che si stava progressivamente diffondendo in Europa negli stessi anni. Indubbiamente, tra i principali fautori di tale aggiornamento, vi furono tanto il genovese di nascita ma spezzino d’adozione Emilio Mantelli, uno degli xilografi più amati da Cozzani e maggiormente coinvolti nell’illustrazione della rivista, quanto il viareggino Lorenzo Viani, amico di Mantelli e assiduo frequentatore della Spezia, dove si riforniva di tele, colori e cornici[3]. A entrambi si possono inoltre accostare anche Giuseppe Biasi, Gino Carlo Sensani, Roberto Melli, Adolfo Balduini e molti altri, vale a dire, alcuni tra i maggiori esponenti di quello che Renato Barilli chiamava espressionismo italiano[4].

Tuttavia, come questo contributo intende dimostrare, fu precipuo interesse di Ettore Cozzani, divenuto unico direttore dopo la defezione di Franco Oliva, quello di ampliare i confini della rivista, aprirsi sia a livello letterario che artistico all’Europa, in altre parole mostrare, diffondere e commentare anche ciò che accadeva all’estero. Tale atteggiamento di Cozzani, sino ad oggi pressoché tenuto poco in considerazione dalla critica, derivò tanto dalla precisa volontà di sprovincializzare la rivista, quanto dalla ferma intenzione che ebbe di promuovere un accorto e informato accostamento tra l’Italia e gli altri paesi europei, nell’ottica di inserire la feconda stagione xilografica italiana in un contesto di più ampio respiro. Nonostante il contenuto dei vari fascicoli dedicati all’estero permetta di estendere il confronto anche su piani letterari, linguistici, storici o politici, tale contributo intende soffermarsi unicamente sull’aspetto artistico e precisamente xilografico. Saranno pertanto presi in considerazione solo quei numeri specificatamente dedicati a singoli stati europei o ad artisti stranieri, al fine di dimostrare lo straordinario plurilinguismo che sempre contraddistinse «L’Eroica», in particolar modo dal punto di vista dell’incisione su legno. L’intento è quindi andare oltre quel binomio che vede rigidamente contrapposte tendenze tardo Liberty, reminiscenze simboliste, velleità secessioniste, da un lato, e sperimentazioni espressioniste, sintetismi, arte popolare, dall’altro, cercando anzi di restituire la giusta dimensione internazionale a una rivista che, seppur entro i propri limiti, fu in grado di catalizzare al suo interno alcuni tra i maggiori esponenti della xilografia europea del XX secolo.

Una dimensione internazionale

Dalla sua nascita nel luglio del 1911, «L’Eroica» si pose come obbiettivo principale quello di «annunciare, propagare, esaltare la poesia, comunque e dovunque nobilmente essa si manifesti: in ciascuna arte e nella vita»[5]. La rivista individuava nella xilografia non solo un efficace e, allo stesso tempo, pregevole metodo di illustrazione ma anche e soprattutto un linguaggio condiviso, diffuso ad ampio raggio, ben oltre i confini della penisola italiana. A dispetto del ben noto nazionalismo, misto a simpatie interventiste, professati a più riprese da Cozzani in molti dei suoi accorati discorsi, il direttore de «L’Eroica» scrisse in prima persona, o incaricò i suoi corrispondenti di redigere, alcuni interessanti approfondimenti critici su artisti stranieri contemporanei, confermando così un’acuta sensibilità per l’arte, al di là della sua provenienza. Tale prassi ebbe inizio assai precocemente se si pensa che, già nel giugno 1913, Cozzani scrisse un corposo articolo sulle visionarie incisioni dell’artista russa Meeter De Zorn[6]. Appena un anno dopo dedicò inoltre un intero numero de «L’Eroica» agli xilografi del Belgio[7] e, sempre nel 1914, proprio nei mesi in cui iniziarono le operazioni di guerra tra la Serbia e l’Impero austro-ungarico, destinò un altro fascicolo proprio alla Serbia, scrivendo di suo pugno un sapido elogio dello sculture Ivan Meštrović[8] e individuando – proprio nell’arte – la possibilità di un utile confronto diretto con l’altro. «Prima che le voci vaghe diventino correnti robuste di errore, che le vaghe minacce si concretino in atti irreparabili» – esortava Cozzani, alludendo alle minacce del conflitto incombente – «volgiamo la mente e il cuore ad un’intesa amichevole»[9].

Ulteriori prove del precoce interesse de «L’Eroica» al raggiungimento di una dimensione internazionale sono rintracciabili nel gran numero di manifestazioni che promosse e a cui prese parte. Senza dubbio, la più rilevante di esse, organizzata dal direttivo della rivista stessa, fu la Prima Mostra Internazionale di Xilografia che ebbe luogo a Levanto, tra l’agosto e il settembre 1912. Tale fondamentale occasione, oltre a sancire la costituzione della Corporazione degli xilografi, solo in un primo momento presieduta da Adolfo De Carolis, permise un confronto diretto tra gli xilografi di area decarolisiana, i giovani espressionisti capeggiati da Emilio Mantelli e una selezione di artisti internazionali, principalmente di area franco-belga e tedesca[10]. La mostra di Levanto anticipò e presuppose la partecipazione degli incisori stretti intorno alla rivista a un considerevole numero di esposizioni di settore come: la XI Kunstausstellung al Glaspalast di Monaco di Baviera (1913), L’internazionale xilografica di Stoccolma (1913), la Mostra Internazionale di ex-libris a Budapest (1914), l’Esposizione internazionale del libro di Lipsia (1914), la prima mostra di Bianco e Nero di Firenze (1914), le Secessioni romane (1913-1916) e, soprattutto, l’XI edizione della Biennale d’Arte di Venezia, rassegna per la quale Cozzani curò l’ordinamento delle sala dedicata alla xilografia contemporanea in Italia[11].

Anche alla luce di tali illustri partecipazioni, e sulla base di alcune affermazioni dello stesso Cozzani, risulta piuttosto chiaro come sin dall’inizio della sua avventura editoriale, il direttore de «L’Eroica» avesse in mente un progetto di respiro internazionale, solo in un secondo momento, almeno in parte, riveduto e corretto, molto probabilmente a causa di questioni contingenti come l’imminente conflitto mondiale, la costante mancanza di fondi e, nondimeno, il progressivo venir meno di validi collaboratori. All’indomani della cosiddetta secessione degli xilografi, invece, affrancatosi dall’ingombrante – e ormai percepita come anacronistica – presenza di De Carolis e allievi, Cozzani poteva ancora contare su una vasta rete di assistenti internazionali, come limpidamente dichiarato nel Nuovo orientamento della corporazione degli xilografi, uscito sul numero di aprile-maggio 1914[12]. A ulteriore riprova della continua attenzione della rivista per xilografia in Europa, nella primavera del 1914 si dispose la fondazione dell’Ufficio internazionale di vendita e cambio delle stampe in legno, che – stando alle parole di Cozzani – si sarebbe dovuto inaugurare a gennaio 1915[13]. Pertanto, come il presente contributo intende mostrare, il direttore de «L’Eroica» propose ai suoi lettori un numero considerevole di artisti stranieri, dedicando a questi ultimi appositi fascicoli e inserti particolari. Impegnato com’era a rilanciare la xilografia in Italia, si accorse prontamente di come fosse funzionale al suo scopo rivolgere uno sguardo attento all’estero, come si evince anche da certe sue stesse affermazioni risalenti al 1913: «frattanto bisogna badare a che gli xilografi italiani non rimangano isolati dai gruppi che qua e là per l’Europa e fuori nascono, ingigantiscono, producono: avviano insomma l’arte che più ci appassiona a destini nuovi ed ignoti»[14]. Con il consueto tono enfatico, dal retrogusto nazionalistico, pur sempre tuttavia mosso da un autentico spirito di ricerca, proseguiva Cozzani:

Non foss’altro che per combattere le tendenze che ci parranno nefaste, non foss’altro che per ammonire gli erranti e richiamarli alla strada più diritta e sicura, noi dobbiamo sforzarci di conoscere e di far conoscere tutti i più tipici xilografi o gruppi di xilografi che ora nel mondo segnano alla musa multanime i confini d’un regno. Perché la scuola italiana abbia la sua chiara voce, eserciti la sua diretta influenza, bisogna che quanti presso di noi s’occupano, coltivandola o contemplandola, della xilografia, sappiano com’essa si imposti di fronte agli stranieri, e come gli stranieri repugnino alle nostre teorie o consentano con la nostra pratica.E L’Eroica via via, fascicolo per fascicolo, volume per volume, passerà in rassegna ad uno ad uno tutti i più notevoli artisti o le più interessanti schiere e […] volta per volta annuncerà agli Italiani il verbo degli artisti d’altra terra. […] Sarà così preparato agli uomini d’intelletto e di gusto il materiale per i loro giudizi spassionati, e sarà aperta la via a un più largo e interessato e nobile concorso di educati, alle nostre esposizioni future.[15]

Presumibilmente a causa delle criticità sopra elencate, i numeri che Cozzani dedicò all’estero furono più fitti nella prima fase spezzina della rivista; quella che si articolò dal 1911 alla Grande Guerra. Nella sua seconda e ultima fase milanese (1919-1944), invece, questo tipo di contributo fu assai più raro. Nella nuova sede, «L’Eroica» in alcuni casi ritornò, approfondendole ulteriormente, su questioni già trattate in precedenza, come la xilografia belga. In altri invece, essa promosse e diffuse, nel corso degli anni Trenta, l’attività di alcuni artisti operanti in area mitteleuropea, all’epoca quasi del tutto sconosciuti in Italia, dimostrando peraltro di rappresentare ancora un eccezionale punto di aggregazione culturale, quale fu sin dalle proprie origini.

Osservando più da vicino i fascicoli dedicati all’estero si nota che, oltre al citato approfondimento su Meeter De Zorn e all’uscita di due numeri rispettivamente incentrati sul Belgio e sulla Serbia, ne seguirono altri riservati rispettivamente all’Armenia, alla Polonia, alla Romania e all’Inghilterra[16]. Alcuni anni dopo poi, Cozzani assegnò un ulteriore fascicolo al Belgio[17] e altri ancora a singoli artisti internazionali come, procedendo in ordine cronologico di comparsa sulla rivista: il pittore e incisore polacco Wladyslaw Skoczylas (1883-1934), il pittore austriaco Viktor Hammer (1882-1967) e gli ungheresi Gyula Meresz Müller (1888-1949), Vilmos Aba-Novak (1894-1942) e Paolo C. Molnar (1894-1981)[18].

Focalizzando l’attenzione unicamente sulla xilografia, tralasciando quindi i pur significativi contributi letterari a firma di autori internazionali, i prossimi paragrafi intendono assegnare, per la prima volta, il dovuto spazio a tutti quegli incisori attivi oltre i confini italiani, di cui la rivista supportò e diffuse il lavoro. Si cercherà pertanto di valutarne il peso che Cozzani e i suoi corrispondenti vi attribuirono, segnalando le innovazioni formali o tecniche di cui costoro furono portatori e, non da ultimo, si tenterà di comprendere se questi artisti siano o no accostabili ai loro colleghi italiani, a prescindere che questi ultimi stiano tra gli xilografi cosiddetti tradizionalisti o innovatori, nell’ottica di un generale ampliamento delle prospettive, in chiave europea.


[1] Per un approfondimento sulla xilografia italiana de «L’Eroica» si rimanda almeno a: L’Eroica e la xilografia, catalogo della mostra (Milano, Biblioteca Nazionale Braidese, 1981-1982), a c. di Rossana Bossaglia, Milano, Allegretti, 1981; L’Eroica / Una rivista italiana del Novecento, catalogo della mostra (Lugano, Villa Ciani, 24 maggio – 24 giugno 1984), a c. di Guido Giubbini, Genova, Immagine & Comunicazione, 1984; Giuseppe Virelli, «L’Eroica» e la xilografia italiana dal tardo Liberty all’Espressionismo (1911-1917), tesi di dottorato in storia dell’arte, prof. relatore R. Barilli, Università di Bologna, Alma Mater Studiorum, Ciclo XXIV, 2012.

[2] Ettore Cozzani, Preludio, «L’Eroica», n. 27-28, 1914, p. 151.

[3] Si tratta del negozio di colori e cornici Cattoni, in via del Prione, La Spezia.

[4] Cfr. L’Espressionismo italiano, catalogo della mostra (Torino, Mole Antonelliana, 12 aprile – 17 giugno 1990), a c. di Renato Barilli, Milano, Fabbri, 1990.

[5] Ettore Cozzani, Franco Oliva, Nota editoriale, «L’Eroica», n. 1, 1911, p.4.

[6] Cfr. Cozzani, Meeter De Zorn di Ettore Cozzani, «L’Eroica», n. 17, 1913, pp. 197-210.

[7] Cfr. «L’Eroica», n. 27-28, 1914.

[8] Cfr. Cozzani, Ivan Meštrović di Ettore Cozzani, «L’Eroica», n. 30-31, 1914, pp. 49-66.

[9] Cozzani, «Nota introduttiva», ivi, p. 27.

[10] Per ulteriori informazioni sull’ordinamento della mostra di Levanto si rimanda a Marzia Ratti, Levanto 1912: una mostra-manifesto per la nuova xilografia italiana, in La xilografia italiana / Dalla mostra internazionale di xilografia di Levanto a oggi 1912-2012, catalogo della mostra (La Spezia, Palazzina delle Arti, 11 maggio – 14 ottobre 2012), a c. di Marzia Ratti, Gian Carlo Torre, Cinisello Balsamo, Silvana, 2012, pp. 25-31.

[11] Per approfondimenti sulla partecipazione de «L’Eroica» alla XI edizione della Biennale di Venezia si rimanda a Virelli, “L’Eroica” alla XI Biennale d’Arte di Venezia, ivi, pp. 63-68. Per maggiori informazioni sulle attività de «L’Eroica», ideate o promosse da Ettore Cozzani si veda anche Ettore Cozzani e l’Eroica / L’avventura di un uomo, catalogo della mostra (Milano, Biblioteca di via Senato, 9 marzo – 20 aprile 2004), a c. di Anna Modena et alii, Milano, Biblioteca di via Senato, 2004.

[12] Cozzani elencò in uno schema tutti i suoi corrispondenti dall’estero: Dal Belgio Sander Pierron; Dalla Svezia H. Sundström; Dall’Ungheria Läszlö de Siklossy; Dalla Francia Robert Davaux; Dalla Germania Robert Corwegh; Dalla Russia Zinovji Pesckoff; Dall’Austria R. von Hoffken; Dalla Spagna Jordi Monsalvatje y Fossas; Dalla Danimarca Poul Frost-Hansen; Dalla Svizzera Frederich Raisin. Cfr. Cozzani, Nuovo orientamento della corporazione degli xilografi, «L’Eroica», n. 27-28, 1914, p. 242.

[13] Cfr. Ibidem.

[14] Cozzani, Meeter De Zorn, cit., p. 200.

[15] Ivi, pp. 200-201.

[16] Si tratta rispettivamente dei fascicoli n. 40-42, 1915; n. 43-47, 1916; n. 48-57, 1916-1917; n. 59-60, 1919.

[17] Cfr. «L’Eroica», n. 84, 1924.

[18] Si tratta rispettivamente dei fascicoli n. 84, 1924; n. 102, 1927; n. 23-24, 1928; n. 178-179, 1933; n. 202-203, 1935.

Il testo completo prosegue in Atti del Convegno di Studi Ettore Cozzani. Arte e letteratura, a cura di Lorella Giudici e Antonio Zollino, Agorà & Co., Lugano, 2020.