Adriatico

Adriatico

Giorgio Petracci


A cura di M. Lapperier
17 marzo – 9 aprile 2022
Parigi, Le Sentiment des choses

Giorgio Petracci, veduta della mostra Adriatico, Le Sentiment des choses

Giovedì 17 marzo alle ore 18:00, la galleria Le Sentiment des choses di Parigi inaugura Adriatico, mostra personale di Giorgio Petracci, a cura di Mattia Lapperier.

La mostra propone una selezione di dipinti su tavola, ispirati da una serie di fotografie, anch’esse presenti in mostra, che Giorgio Petracci ha scattato nelle località costiere delle Marche del sud. Il paesaggio adriatico di quei territori rimasti sconosciuti al turismo di massa è sobrio, silenzioso, intimamente connesso agli autoctoni che li abitano. La mostra, nel suo insieme, può essere considerata alla stregua di un viaggio interiore compiuto dall’artista che, rinunciando a ogni velleità descrittiva, riscopre i suoi luoghi d’origine, proponendoli all’osservatore sotto forma di vibranti composizioni astratte.

Adriatico

di Mattia Lapperier

Nell’immaginario collettivo si tende – un po’ semplicisticamente – ad associare il paesaggio adriatico a un’atmosfera gaudente e festaiola. Tuttavia, oltre il frastuono delle note mete balneari romagnole, oltrepassata Senigallia, nella costa adriatica delle Marche del sud, sino a Pescara, lo scenario muta drasticamente. Da una mondanità divenuta endemica, si scivola gradualmente in direzione di un altro Adriatico; è così che pian piano si rivelano ai sensi un litorale punteggiato da piccoli centri abitati, distese sabbiose a perdita d’occhio accostate a località in stato di semiabbandono, echi dell’est, architetture dalle suggestioni orientali, a testimonianza degli antichi legami con Venezia. Si tratta di luoghi di confine, a metà strada tra Oriente e Occidente. Luoghi riarsi dalla salsedine, che per la maggior parte dell’anno sono immersi in un silenzio quasi straniante ma che allo stesso tempo serbano il retaggio di antiche civiltà che vi si sono succedute nel corso dei secoli. Luoghi che non hanno mai conosciuto il turismo di massa e per questo motivo sono tendenzialmente rimasti uguali a loro stessi, abitati e frequentati per lo più da autoctoni che li riconoscono e vi si riconoscono.

Giorgio Petracci, originario di Fermo, a pochi chilometri dalla costa, sino ai 18 anni ha vissuto quotidianamente la riviera adriatica. Tuttavia, anche successivamente al trasferimento a Bologna e, in un secondo momento, a Parigi, dove attualmente vive e lavora, il profondo legame con la sua terra non è mai venuto meno; periodicamente infatti vi fa ritorno e per rinnovare il rapporto con le proprie radici, quasi con l’intento di prelevarne un po’ per sé, è solito fotografare il litorale. Quel tratto di lungomare per l’artista non solo rappresenta il luogo in cui è nato e cresciuto, esso, a un livello più profondo, incarna un bacino culturale prezioso e autentico, fedele a se stesso e non assoggettato a quell’appianante omologazione che a partire dagli ultimi decenni ha reso le località turistiche più frequentate lo specchio di un’imperversante e autoreferenziale società dei consumi. Come l’artista stesso afferma a proposito della sua terra: “è come se la popolazione locale avesse preservato questi luoghi per concedersi il lusso di respirare”.

Giorgio Petracci, Casa Rossa, 2021

Le fotografie di Petracci immortalano scorci costieri, si soffermano su edifici, imbarcazioni, panni stesi al sole o su piccoli dettagli dimessi nella loro semplicità ma incredibilmente evocativi, tutti lambiti da uno stesso vento che infonde nell’artista un piacevole senso di appartenenza. Le fotografie o i brevi video registrati in loco gli permettono, una volta fatto ritorno allo studio di Parigi, di rivivere quei momenti, processandoli attraverso il ricordo. A partire da tali suggestioni nascono le sue opere, non come mera trasposizione di immagini che dal linguaggio fotografico transitano verso quello pittorico, ma come evocazione di uno stato emotivo. Le sue composizioni astratte, seppur allacciate a doppio filo alle fotografie, rivelano il desiderio di andare oltre l’immagine stessa, in una dimensione più intima e imperscrutabile; dove il ricordo si lega ai sensi e, attraverso forme di matrice organica o minerale e un colore ora più tenue, ora più acceso, si offre allo sguardo in tutta la sua dirompenza. La ricerca di libertà compositiva va di pari passo con la scelta del supporto. Per tale motivo il legno, non solo in quanto medium per le sculture, ma anche come base per la pittura, risponde meglio di altre superfici alle esigenze dell’artista. Discendente da un nonno ebanista, Giorgio Petracci è cresciuto e si è formato nell’ambito della lavorazione di tale materiale. Il legno, oltre ad essere il piano su cui intervenire pittoricamente, sotto forma di scheggia diviene strumento per incidere il supporto oppure, come superficie levigata, si fa mezzo attraverso il quale stendere il colore. È materia viva nelle mani dell’artista che, sedotto dalle sue intrinseche qualità tattili, lo predilige al reticolo geometrico imposto dalla tela e ne fa uno schermo uniforme su cui proiettare la propria interiorità.

Le opere di Giorgio Petracci sono varchi attraverso i quali si accede al suo mondo interiore. Il paesaggio adriatico diviene così veicolo attraverso cui dare espressione ai moti dell’animo; la storia collettiva del luogo, crocevia di culture e memorie smosse dal mare, si mescola indissolubilmente a quella personale dell’artista.

Giorgio Petracci, 1013, 2022, gesso et acrylique sur bois, 60×80 cm
Giorgio Petracci, Salto, 2022, gesso et acylique sur papier, 80×120 cm

Adriatico

Giorgio Petracci

A cura di Mattia Lapperier

Les sentiment des choses, 5 rue Debelleyme, 75003 Paris, France

Inaugurazione: giovedì 17 marzo 2022, ore 18:00

Periodo di apertura al pubblico: Dal 17 marzo al 9 aprile 2022

Orari di visita: Dal martedì al venerdì, dalle 14:00 alle 19:00 / sabato, dalle 11:30 alle 19:00