
Dialogo inverso /Orientarsi tra le macerie
Ettore Pinelli – Giorgio Distefano
A cura di M. Lapperier
18 febbraio – 16 aprile 2022
Firenze, Cartavetra

Venerdì 18 Febbraio alle ore 16:00, la galleria Cartavetra di Firenze inaugura DIALOGO INVERSO / Orientarsi tra le macerie, un confronto aperto tra Ettore Pinelli e Giorgio Distefano, a cura di Mattia Lapperier.
Una doppia mostra, nella quale gli artisti si confronteranno e dialogheranno nello spazio suddiviso idealmente in tre stanze. Una mostra in divenire e in costante mutamento.
L’incontro dei due artisti propone come chiave di lettura il concetto di frammentazione, caratterizzata da un’indagine sulla continuità dell’immagine, per mezzo della stessa. Le opere presentate oscillano tra figurazione e astrazione, all’interno di una configurazione che disattende consapevolmente i paradigmi museologici e museografici per lasciare spazio a un dialogo mutevole e fluido, costringendo il fruitore a sperimentare una differente prospettiva, in vista di una totale inversione formale dell’allestimento.
Da un lato Ettore Pinelli, evidenzia un’asse volto a indagare un contesto sociologico attraverso scene di lotta e guerriglia urbana, servendosi di immagini spesso a bassa risoluzione che si dissolvendosi sulla superficie pittorica, ci riconducono agli aspetti più critici della condizione umana.
Dall’altra parte Giorgio Distefano, artista siciliano, fiorentino d’adozione, propone paesaggi che richiamano la sua terra d’origine, ritraendo una durezza che non sempre è sinonimo di stabilità, suggerendo scenari metaforici, dietro i quali si nascondono gli equilibri precari e contraddittori da cui è permeata la nostra contemporaneità.
La mostra è visitabile dal 18 febbraio al 16 aprile 2022, nei giorni di apertura della galleria: dal mercoledì al sabato, dalle 15:30 alle 19:00, in Via Maggio 64/R.
Ettore Pinelli (Modica, 1984), diplomato nel 2007, all’Accademia di Belle arti di Firenze in Pittura e in Progettazione e Cura degli allestimenti nel 2010, in collaborazione con il Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato. Finalista di numerosi concorsi e vincitore del Premio Marina di Ravenna e nel 2016 del Premio We Art International (Milano). Ha partecipato a molte esposizioni e residenze tra cui le mostre personali presso la Fusion Art Gallery a Torino, la Galleria Quam a Scicli (RG), Amy-D Arte Spazio (Milano), SpazioSiena (SI), Ritmo (spazio indipendente) a Catania e Circoloquadro a Milano. Pinelli è stato menzionato, infine, dalla rivista Arte (Cairo Editore) come uno degli artisti under 40 significativi dello stato della ricerca artistica italiana.
Giorgio Distefano (Ragusa, 1972), ha frequentato e conseguito il diploma all’Accademia di Belle Arti di Firenze, città dove tuttora vive e opera. Ha partecipato a numerose mostre, personali e collettive, in Italia, in Europa e in Cina. Finalista di numerosi concorsi come: Arteam Cup Contemporary Art Prize, II ediz. Palazzo del Monferrato – Alessandria; Premio Carlo Bonatto Minella 2015 – Rivarolo Canavese, Torino e Praga; terzo classificato Premio Janua, Museo di Sant’Agostino di Genova; menzione e finalista Premio Cromica 2012 – Bibbiena (AR); Biennale Premio Artemisia – Falconara (AN); terzo premio Premio Merlino – Firenze. Le sue opere sono presenti in collezioni private e pubbliche: Texas – Stati Uniti; Peace Tour Cultural Exchange Center di Pechino – Fenghuang Ancient city Museum – Hunan, Cina, Galleria Civica di Arte Contemporanea Franco Libertucci.

Dialogo inverso
Orientarsi tra le macerie
di Mattia Lapperier
La vista delle rovine ci fa fugacemente intuire l’esistenza di un tempo che non è quello di cui parlano i manuali di storia o che i restauri cercano di richiamare in vita. È un tempo puro, non databile, assente da questo nostro mondo di immagini, di simulacri e di ricostruzioni, da questo nostro mondo violento le cui macerie non hanno più tempo di diventare rovine. Un tempo perduto che l’arte talvolta riesce a ritrovare.
M. Augé, Rovine e macerie. Il senso del tempo
In bilico tra figurazione e astrazione, le opere di Ettore Pinelli e Giorgio Distefano riflettono sulla continuità dell’immagine per mezzo dell’immagine stessa. In entrambi il ricorso alla figura è meramente strumentale e finalizzato a un’indagine sulla sua tenuta, a fronte di una dilagante frammentarietà. L’immagine si manifesta nelle rispettive composizioni in modo parziale, sfuggevole, quasi incidentale; labile come il fenomeno della persistenza retinica dell’oggetto offerto alla vista, che poco a poco scompare, sino a dissolversi del tutto. I lavori di entrambi sono densi di memoria – personale o collettiva – in alcuni casi persino latori di rivendicazioni sociali o di posizioni di aperta denuncia, tra loro si innesca immediatamente un dialogo spontaneo. Lungi dall’azzardare una maldestra ricomposizione all’unità, tale dialogo appare piuttosto un programmatico tentativo di orientarsi tra le macerie di una contemporaneità senza memoria, sempre più drammaticamente cristallizzata in un eterno presente, da cui, per pigrizia o mancanza di validi strumenti, stenta a emanciparsi. In quest’ottica, il guizzo di un ricordo, seppur frammentario, diviene fondamento di una preziosa, nonché insostituibile, possibilità di conoscenza e riflessione. Alla frantumazione dell’immagine corrisponde la conseguente disgregazione dell’io che a sua volta determina immediate ricadute nel tempo e nello spazio. Deriva da tali premesse la scelta di un allestimento instabile, che muti nel corso del tempo e avvii, in una prima fase, il confronto di un artista in direzione dell’altro per poi procedere, nella seconda e conclusiva fase in cui si articola la durata dell’intera mostra, a un totale riallestimento, in senso inverso. Se tale espediente allude a una metaforica discontinuità nella dimensione del tempo, un’analoga conseguenza nello spazio dischiude inedite prospettive di sperimentazione, che peraltro coinvolgono in modo diretto anche la modalità di fruizione da parte dell’osservatore. Pertanto, le opere di entrambi gli artisti, nel loro insieme, compongono un mosaico visuale che si articola liberamente sopra e sotto la linea dello sguardo. Pur contravvenendo consapevolmente ai criteri ergonomici di allestimento fissati dalla museologia, tale fluido assemblaggio, nonostante non sempre faciliti il compito dell’osservatore, che si trova anzi a dover mutare la propria postura per fruire appieno di alcune opere, da un lato stimola una partecipazione attiva da parte di quest’ultimo, dall’altro concorre, anche sul piano dello spazio fisico, alla piena espressione delle stratificate memorie frammentarie su cui si strutturano i linguaggi dei due artisti.

Le opere di Ettore Pinelli suggeriscono di per se stesse un senso di disgregazione imminente. Attingendo a un archivio visivo composto per lo più da immagini a bassa risoluzione che immortalano scene di lotta, guerriglia urbana o archetipi di sopraffazione, l’artista si sofferma sugli aspetti relazionali della natura umana, manifestando così un interesse dichiaratamente antropologico. Le forme si sfaldano, diventano labili, offuscate. Pinelli coglie fugaci attimi di tensione – quei momenti cruciali in cui la consueta e ordinaria razionalità cede il posto al lato più ferino e recondito dell’essere umano – e li dilata in un eterno presente. Nel loro insieme, tali opere esprimono un’energia latente tale da indurre in chi le osserva riflessioni sulla criticità della condizione umana, costantemente minata da un’instabilità strutturale, causata da serpeggianti intenti prevaricatori che minano dall’interno i rapporti, sin dall’alba dei tempi.

A prima vista il lavoro di Giorgio Distefano esprime estrema solidità. La materia che si accumula nelle sue composizioni è compatta, stratificata, massiccia. Il suo aspetto terroso e aspro, ispirato al paesaggio mediterraneo insulare, comunica un senso di atavica persistenza sul passaggio del tempo. A uno sguardo più attento tuttavia, ogni brano di paesaggio ritratto, realmente vissuto o solo immaginato dall’artista, ci pone davanti alla consapevolezza di come tale ostentata durezza non corrisponda automaticamente a una imperitura stabilità. È così che il pericolo di un crollo imminente inizia a manifestarsi nei suoi Esercizi di gravità, in cui dense pareti rocciose si fanno metafora di uno stentato equilibrio precario, raggiunto faticosamente. Se, d’altra parte, le sue Demolizioni sono i lasciti scomposti di un cedimento ormai avvenuto, i Banchetti rappresentano la glorificazione del frammento, letteralmente servito su un piatto d’argento.
Ettore Pinelli, Appearance from smoke bombs, 2021, olio su tela, 50×35 cmEttore Pinelli e una visitatrice Giorgio Distefano, Esercizi di gravità D, 2020, inchiostri su carta cinese, 52×38 cm Mattia Lapperier e Giorgio Distefano, il giorno dell’inaugurazione di Dialogo inverso

Dialogo inverso / Orientarsi tra le macerie
Ettore Pinelli – Giorgio Distefano
A cura di Mattia Lapperier
Cartavetra, via Maggio, 64R, Firenze
Inaugurazione primo progetto: venerdì 18 febbraio 2022, dalle ore 16:00 alle ore 20:00
Inaugurazione secondo progetto: venerdì 18 marzo 2022, dalle ore 16:00 alle ore 20:00
Periodo di apertura al pubblico: Dal 18 febbraio al 16 aprile 2022
Orari di visita: Dal mercoledì al sabato, dalle 15:30 alle 19:00