Il fiore che ero

Il fiore che ero

Groter Walpius


A cura di M. Lapperier
26 aprile – 4 maggio 2025
No gallery, Pontremoli – MS

Invito – Il fiore che ero

Il fiore che ero

“Cerco di realizzare con i colori ciò che la natura compie spontaneamente con il tempo” dichiara con franchezza Groter Walpius, sin dai propri esordi. Tali parole, che colpiscono per la loro efficacia e semplicità, guidano la sua ricerca attraverso i molti medium, strumenti e supporti da lui sperimentati nel corso degli anni. Artista poliedrico, dalla marcata impostazione pittorica, è solito lavorare per cicli, concedendosi tempistiche lunghe, assecondando così ritmi naturali, anche nell’ideazione delle opere stesse. Le sue composizioni prendono forma stratificazione su stratificazione, attraverso una serie di gesti ritmicamente ripetuti, per questo motivo assimilabili nel loro complesso a un rito. Tale aspetto, unitamente alla scelta del formato della pala d’altare, proietta l’intera operazione artistica in una dimensione di sacralità e silenzio, che di per sé invita alla riflessione.

Il fiore che ero è il titolo dell’ultimo ciclo di lavori su tessuto proposto in mostra. Da un punto di vista tecnico, in un primo momento il calicò è bollito con il tè dall’artista, così da conferirgli la pigmentazione giallognola di base; in un secondo momento la tela di cotone è poi sottoposta a ripetute sessioni di velature di colore e lavaggi che danno origine alla composizione finale. Emergono così dal fondo policrome configurazioni astratte equiparabili a fiori evanescenti, ottenuti dalla giustapposizione di macchie e aloni. Il fiore che ero allude al ricordo di una condizione esistenziale precedente, inevitabilmente mutata per l’inesorabile trascorrere del tempo. Il fitto susseguirsi di linee parallele, ora più fitte, ora più rade, amplifica la dicotomia tra nascosto e manifesto; ciò che resta, che coincide con ciò che si dà allo sguardo, è appena la traccia di ciò che è stato.

Il fiore che ero, Veduta dell’allestimento

Il ciclo di lavori nel suo insieme pare riferirsi alla capacità del ricordo di affiorare all’improvviso, come fa un fiume carsico che, pur scorrendo per gran parte del proprio corso nel sottosuolo, riemerge bruscamente in superficie. Così come il colore cola sul supporto resistendo ai lavaggi, il ricordo, pur sbiadendo nel tempo, si manifesta. Anche alla luce di tali premesse, quella intrapresa dall’artista è certamente riconducibile a un’operazione introspettiva, intimamente legata al suo stesso vissuto e perciò imperscrutabile. Nonostante il carattere personale che anima la serie, Groter Walpius universalizza il suo messaggio attraverso un altro linguaggio universale, quello dei fiori, appunto.

La persistenza del ricordo – specialmente se collegata alla caducità dei fiori, che nascono, sbocciano e poi appassiscono, facendosi così metafora della transitorietà della vita – riporta alla memoria il celebre motto latino “omnia mutantur, nihil interit” (“Tutto cambia, nulla perisce”), introdotto da Ovidio nelle sue Metamorfosi. Il fiore reciso rimanda inoltre al concetto di vanitas, che affonda le proprie radici nella tradizione cristiana e si riferisce alla provvisorietà della vita umana. Nell’arte, il tema della vanitas è stato spesso rappresentato attraverso la raffigurazione di fiori come tulipani, rose e gigli, tutti noti simboli di bellezza e fugacità. In particolare nelle nature morte del Seicento olandese i fiori sono spesso ritratti in combinazione con altri emblemi di vanitas, come le ossa incrociate tra loro, le candele spente, il libro aperto o la clessidra, tutti elementi che rimandano anch’essi, più o meno direttamente, alla fragilità della condizione umana.

Tuttavia più che un mero memento mori, i fiori di Groter Walpius esprimono con la loro labile delicatezza un accorato inno alla vita, o meglio, a ciò che di essa resiste al tempo, nonostante tutto. Osservandoli attentamente, rammentano pure i dettami dell’ikebana, l’arte giapponese di disporre i fiori recisi, poiché anch’essi, proprio come le analoghe composizioni orientali, seguono i ritmi e le forme della natura e soprattutto invitano a vivere in armonia con essa e con noi stessi.

Groter Walpius, A dance, 2025, tecnica mista su calicò intelaiato

Il fiore che ero / Groter Walpius

A cura di Mattia Lapperier

No gallery, via Garibaldi, 78, Pontremoli MS

Inaugurazione: 26 aprile alle ore 17.00

Orari: 26-27 aprile e 1-2-3-4 maggio 16:00-19:00

Info: + 39 339 244 7305