Morfogenesi

Morfogenesi

Mattia Cleri Polidori


A cura di M. Lapperier
21 marzo – 4 maggio 2024
Firenze, Cartavetra

Invito – Prospettive divergenti

Morfogenesi

di Mattia Lapperier

Mattia Cleri Polidori scruta la segreta architettura interna alle cose. Da sempre attratto dalle forme della natura, o meglio, dalla peculiare struttura costitutiva che presuppone e determina tutti gli elementi naturali, ancor prima di dipingere, indaga, studia, colleziona e fotografa esemplari. Le osservazioni analitiche su di una coltura di protozoi, da lui stesso avviata, sono all’origine delle sue Città invisibili, a cui lavora con continuità, sin dall’estate 2021. Il ciclo pittorico e scultoreo che propone in mostra restituisce l’intricata sistematicità della strutturazione della forma, così come avviene spontaneamente in natura. Si tratta di un’operazione minuziosa, rigorosa, dall’impostazione scientifica, che l’artista ha perfezionato nel corso del tempo, sino a ideare lui stesso tecniche atte a esplorare fenomeni di morfogenesi, nelle loro manifestazioni più pure.

La pratica artistica di Cleri Polidori è imbevuta di scienza. Quel metodo inaugurato da Galileo Galilei quattro secoli fa che, a partire dall’imprescindibile osservazione sperimentale passa poi per le fasi di definizione dell’ipotesi e deduzione matematica, giungendo infine alla verifica delle deduzioni, è pienamente assimilato dall’artista e applicato al suo linguaggio espressivo. Egli infatti in questo caso, al fine di esaminare in prima persona la morfogenesi, come già accennato, ha coltivato una colonia di amebe policefale, all’interno delle piastrine di Petri. Dopo aver nutrito i protozoi a fiocchi d’avena e acqua, ha osservato pazientemente il loro sviluppo, per poi fotografare alcune delle strutture più icastiche, isolando particolari e focalizzandosi sui dettagli. Da tale processo di studio e analisi protratto nel tempo scaturisce la ricerca artistica vera e propria. Quest’ultima, lungi dal rappresentare un’esercitazione formale fine a se stessa, è vissuta da Cleri Polidori come un’ulteriore propaggine dell’indagine scientifica.

Morfogenesi, veduta della mostra

Sul piano pittorico, la densa preparazione acrilica del fondo elimina del tutto la trama regolare delle tele. L’espediente permette all’artista di inserire la composizione su di una superficie irregolare, che non orienti in nessun modo la riproduzione fedele della struttura organica. Il gesto libero non trova applicazione, la comparsa dell’immagine avviene per lente e progressive stesure di colore. Si originano così forme fluttuanti e complesse, nella loro semplicità. Strutture aggrovigliate che possiamo riscontrare empiricamente nelle nervature di una foglia, nelle diramazioni di una corteccia o persino nei tessuti di un organismo.

Il lavoro di Cleri Polidori è pertanto teso all’isolamento e alla rappresentazione di eterogenee manifestazioni naturali e, da un punto di vista operativo, si esplica anche attraverso complessi scultorei, realizzati mediante calchi che l’artista estrapola direttamente dalla realtà fenomenica. Questi restituiscono esattamente lo stato della materia così com’è, congelato in un eterno presente. È l’artista stesso a elaborare tecniche per trasferire texture attraverso matrici tridimensionali, così da ottenere monotipi, a metà tra pittura e calcografia.

Cleri Polidori, sin dalla più tenera età, raccoglie e conserva elementi naturali organici e inorganici. Negli anni ha dato vita a un vero e proprio archivio che conta centinaia e centinaia di immagini da lui scattate, oltre a un vasto assortimento di esemplari che spaziano da elementi di origine animale, ad altri appartenenti al regno vegetale o dei funghi. Se tale pratica, almeno in una primissima fase, avveniva in modo istintivo e casuale, gli studi accademici da un lato, culminati con il Master in Painting conseguito presso il Wimbledon College of Arts di Londra, e la passione per la fisica dall’altro, hanno contribuito in modo sostanziale a definire i margini entro cui si articola la sua ricerca artistica. Quest’ultima è fondamentalmente diretta a esplorare la realtà al fine di rintracciarvi la presenza di quei rapporti aurei che si determinano in natura in modo spontaneo e che, allo stesso tempo, rivelano l’architettura profonda del tessuto spazio-temporale. Come prova l’artista in ogni suo lavoro, nella struttura dei vasi sanguigni, così come nelle ossa, nei coralli o nelle diramazioni vegetali si stabilisce infatti quella relazione armonica, nota appunto come proporzione divina o rapporto aureo. Sulla scorta del pensiero di autorevoli fisici teorici come Lee Smolin e, più in generale, suggestionato dagli studi sulla morfogenesi – dal pattern individuato da Alan Turing, oltreché dal gruppo di ricerca californiano che ha elaborato una teoria del tutto basata sul rapporto aureo, nota come emergence theory – Cleri Polidori è persuaso che lo spazio dia forma alla realtà, influenzi la struttura degli esseri viventi e determini il modo in cui essi interagiscono tra loro.

Il suo è un lavoro focalizzato sui dettagli; gran parte di esso consiste proprio nel loro isolamento, ingrandimento, e infine selezione, tra centinaia di migliaia di possibilità. Tutti i precedenti cicli, e particolarmente quest’ultimo, indagano la morfogenesi, ponendosi alla ricerca di un ordine che ammetta la possibilità del caos. Oscillando continuamente dalla parte al tutto e dal tutto alla parte, l’artista verifica che quelle leggi naturali che orientano la materia verso una specifica conformazione, di fatto, possano condurre a esiti del tutto indeterminabili. La forma germina, si espande, occupa tutta la superficie disponibile e trova da sé la propria configurazione nel tessuto spazio-temporale; Mattia Cleri Polidori è, allo stesso tempo, attento testimone ed esecutore materiale di tale fenomeno.

Morfogenesi

Mattia Cleri Polidori

A cura di Mattia Lapperier

Cartavetra, via Maggio 64R, Firenze

Inaugurazione: giovedì 21 marzo, ore 18.00

Periodo di apertura al pubblico: 21 marzo – 4 maggio 2024

Orari di visita: dal mercoledì al sabato 15.30-19.00