Diagenesi. Scolpire il tempo

Diagenesi. Scolpire il tempo

Pietro Capogrosso – Simone Negri


A cura di M. Lapperier
21 aprile – 3 giugno 2023
Firenze, Cartavetra

Invito Diagenesi. Scolpire il tempo

La mostra, che inaugura venerdì 21 Aprile, a cura di Mattia Lapperier, propone una selezione dei lavori più recenti della pittura di Pietro Capogrosso e della scultura di Simone Negri.

Gli artisti, attivi da tempo, sulla scena nazionale e internazionale, espongono per la prima volta nella galleria fiorentina.

La mostra cerca di evidenziare il procedimento con cui entrambi, grazie alla loro costanza nella ricerca, siano stati capaci di mantenere, pur nella sperimentazione, una coerenza stilistica. Il lavoro li vede impegnati in un’indagine, una progettazione fatta di tempi lunghi, di stratificazioni, di attenzione verso il dettaglio e le stesure cromatiche.

Il dialogo, che si crea tra le opere pittoriche di Capogrosso e le sculture di Negri, ci immette con linearità nel loro mestiere, producendo una sensazione di vicinanza. Percorrere la mostra permette al pubblico di prendere parte a quello sguardo privilegiato che si ha ogni volta che si incontra un artista nel suo studio.

Capogrosso ci introduce ad una serie di quadri, nei quali i processi astratti e formali possono evocare forme, immagini. L’alternanza di formati grandi e piccoli, ci guida nella sfera ideativa che le origina, con una pittura che ci restituisce pareti scrostate, inserti reticolari, sovrapposizioni cromatiche polverose, linee di orizzonti interiori. Simone Negri presenta in galleria una serie di sculture che sono il frutto di un processo ceramico lungo e complesso che si è via via modificato negli anni. In un primo periodo si è valso di tecniche di cottura per affumicamento e successivamente ha sviluppato ricerche personali sulle monocotture ad alte temperature. Le colature dei pigmenti sulle forme semplici, che ci rimandano ad archetipi dell’immaginario comune, creano un confine tra ciò che è percepito ad una prima osservazione, e la realtà dell’opera, imponendo allo spettatore una messa a fuoco aggiuntiva.

La mostra è accompagnata da un catalogo a tiratura limitata, edito da Cartavetra collana Libri ad arte, con testo di Mattia Lapperier.

Pietro Capogrosso, Tenda, olio su tela, 2018, 135×180 cm

Diagenesi

Scolpire il tempo

di Mattia Lapperier

In natura non esiste la fretta. Ogni stato della materia, così come ogni cellula che compone un organo, intraprende un processo di trasformazione, assecondando ritmi propri, in armonia con il contesto. In petrografia per diagenesi si intende l’insieme dei processi fisici e chimici necessari a determinare la formazione di una roccia sedimentaria stabile. Da uno stadio iniziale di deposito si passa a quello intermedio di primo seppellimento, sino a giungere alla terza e ultima fase in cui avviene il seppellimento definitivo. Com’è facile intuire, si tratta di un fenomeno assai lento, che si verifica solo in particolari condizioni di pressione, temperatura, porosità o permeabilità della roccia. Simone Negri e Pietro Capogrosso si approcciano alle proprie opere con tempistiche e modalità che ricordano da vicino un simile processo naturale. Come un sedimento, la materia manipolata dai due artisti si addensa su di un supporto e lì imprime una traccia indelebile di sé. Che sia macchia di colore o residuo di pigmentazione, la metafora del sedimento suggerisce di per sé una conformazione che si attua in modo graduale e progressivo. Ovviamente non è solo una mera questione di lentezza esecutiva ad accomunare il lavoro di Capogrosso a quello di Negri. È piuttosto una concezione di tempo condivisa, che riverbera nelle rispettive opere, ad avvicinare i due artisti. Un tempo che evidentemente non ha nulla a che fare con quello “scientifico”, omogeneo e calcolabile per mezzo di orologi che lo suddividono in frazioni sempre più piccole e infinitesimali. È piuttosto un tempo soggettivo, così come lo concepiva Henri Bergson; uno stato della mente valido unicamente per il soggetto che lo percepisce. È così che interi anni possono scivolare via in un attimo o, all’opposto, un solo istante pregno di significato può restare impresso nella mente per sempre.

Entrambi gli artisti sono particolarmente sensibili all’esigenza di fissare sul supporto uno stato transitorio che dall’interiorità degli stessi viene reso in termini formali. Simone Negri sconvolge la purezza volumetrica delle sue sculture attraverso la pigmentazione; Pietro Capogrosso invece distilla la forma in una composizione che si fa sempre più sintetica ed essenziale.

Pietro Capogrosso, Paesaggio (notte/giorno), 2023, olio su tela, 60×73 cm

Dopo il trasferimento a Roma, a partire dal 2016, il linguaggio di Pietro Capogrosso subisce una significativa sferzata in direzione dell’astrazione. In quel periodo infatti, prima ancora di stabilirsi nel suo attuale studio, dove è attivo dal 2017, l’artista ha lavorato assiduamente a minime composizioni grafiche tendenti al monocromo. Da tali carte di piccolo formato che egli considera propedeutiche alla pittura deriva la ricerca che porta avanti ancora oggi. Il riferimento ad artisti come Giorgio Morandi o anche Luc Tuymans lo ha condotto a una progressiva rarefazione della forma, in direzione di una sintesi che, nonostante caratterizzi da sempre il suo linguaggio, solo negli ultimi anni è pervenuta una marcata radicalizzazione. Le composizioni di Capogrosso sono originate da un lento processo di stratificazione. In alcuni casi nasconde, in altri svela, in altri ancora inserisce griglie metalliche che causano l’affioramento di una sorta di pattern, tra un passaggio e l’altro. Il colore si addensa maggiormente sui bordi, al centro la pittura tende invece al monocromo. Talvolta, avviluppato al composito sistema pittorico, compare persino qualche brandello di figurazione residua.

Echi di paesaggi pugliesi si sommano a suggestioni colte direttamente dalla finestra dello studio romano e insieme collidono in orizzonti piatti, ottenuti mediante molti strati di velature. Il livello più superficiale coincide con la fine del racconto, per conoscerne la trama occorre immergervisi al suo interno. Memorie, impulsi visivi e slanci immaginativi aprono varchi su paesaggi interiori che l’artista condensa sul supporto e restituisce all’osservatore in tutta la loro immediatezza.

Simone Negri, Accadimento#132, ceramica da parete, 2023, 34x34x10 cm

Osservando gli Accadimenti di Simone Negri è possibile avvertire la sintomatica dicotomia che sussiste tra i volumi puri delle sue sculture e la magmatica pigmentazione ottenuta ora per macchie, ora per aloni, ora per colature. Il complesso processo di colorazione, elaborato dall’artista in anni di ininterrotte sperimentazioni che hanno avuto inizio sin dal 2017 e proseguono ancora oggi, determina la graduale penetrazione del colore nell’argilla ancora fresca; ora dopo ora, giorno dopo giorno, il colore si fonde indissolubilmente ad essa, depositandosi sulla superficie in modo del tutto accidentale. Pertanto, gli Accadimenti scaturiscono da un processo innescato che tuttavia, sin dal principio, si sviluppa in modo autonomo e totalmente indipendente dalla volontà dell’artista. In quest’ottica, Negri si misura con una concezione di tempo nelle sue accezioni di provvisorietà e perpetua mutevolezza. La sua scultura congela l’attimo dilatandolo in un eterno presente, per mezzo di un processo irreversibile come la cottura ceramica a 1.100 °C.

In armonia con i dettami del wabi-sabi – principio filosofico di origine giapponese che riconosce la bellezza nelle cose imperfette, temporanee e incompiute – l’artista, attraverso gli Accadimenti, ha l’occasione di riflettere sugli aspetti minori della vita; forse quelli più autentici e sinceri che talvolta si avrebbe la tentazione di trattenere per sempre con sé. Quelli che, pur durando solo pochi attimi, hanno la prerogativa di arricchirla o persino di stravolgerla.

Tirando le somme, le opere di Negri e Capogrosso paiono emanare un comune senso di sospensione temporale tale da causare una sorta di movimento interno; una vibrazione nell’immobilità. Singoli attimi, filtrati attraverso la sensibilità dei due artisti e poi rappresi sul supporto, suggeriscono l’impressione di una narrazione complessa, che inevitabilmente è qualcosa di più della mera somma delle singole parti. Ogni moto interiore, ogni sensazione più impalpabile conquista una dimensione formale. Strato su strato, il tempo si solidifica in una composizione armonica, coerente e sintetica.

Simone Negri, Accadimento#139, ceramica, 2023, 36x30x30 cm

Diagenesi. Scolpire il tempo

Pietro Capogrosso – Simone Negri

A cura di Mattia Lapperier

Cartavetra, via Maggio, 64R, Firenze

Inaugurazione: venerdì 21 aprile 2023, dalle ore 17:00 alle ore 20:00

Periodo di apertura al pubblico: 21 aprile – 3 giugno 2023

Orari di visita: Dal mercoledì al sabato, dalle 15:30 alle 19:00

Info: info@cartavetra.org | www.cartavetra.org tel. +39 3400792997